Una cosa che mi chiedo è perché tutte le volte che io e la mia fidanzata andiamo in pizzeria lei guarda per ore il menù e poi sceglie la margherita?
Un mistero che proprio non riesco a capire delle donne è quando devono scegliere la pizza.
Tu vai e ti siedi e sai che sceglierai tra tre o quattro pizze che sono le tue preferite: la diavola, la quattro formaggi, la prosciutto e funghi, la tonno e cipolla. Devi solo decidere di che umore sei. Lei no: lei deve guardare il menù. Incomincia a guardarlo da fuori, dalla bacheca appesa all’ingresso mentre aspettate che sia il vostro turno ai tavoli.
Non lo deve solo guardare: lo deve studiare. Deve dire: «questa pizza è troppo pesante» «qui c’è la mozzarella» «qui c’è il pomodoro» «qui c’è il pomodoro e la mozzarella insieme». Indignata, come se il pizzaiolo le avesse fatto di proposito uno sgarbo e le avesse messo in ogni pizza un ingrediente in più, quello che lei non può o non vuole mangiare. Ogni tanto poi spunta una domanda a cui nessuno dei due sa dare una risposta: «ma le patatine le prendiamo?»
Il cameriere arriva col taccuino in mano, tu sei pronto e hai fame, stai per dire «per me una…» quando vedi la sua faccia, il mento ancora inclinato verso il menù aperto, gli occhi che ti chiedono comprensione. «Un minuto ancora» dice al cameriere, che si defila. Tanto lo sa, è sempre così.
Lei si rimette a studiare, è inutile se le dici che non le rilasceranno alcun attestato alla cassa. È decisa a ripassare tutto il menù, pizza per pizza. Fino a quando non arriva la fase delle alleanze.
La fase delle alleanze consiste nel proporre soluzioni di condivisione per ridurre le responsabilità e il rischio che le indecisioni si rivelino effettivamente sbagliate. Per la serie: «almeno un quarto di pizza mi piacerà e i quarti che non mi piaceranno sono quelli che hai scelto tu». Le alleanze si manifestano in espressioni tipo: «sei io prendo una cavoli e funghi, tu te ne prendi metà?» «e se prendessimo una quattro stagioni tu e una quattro formaggi io, così abbiamo otto cose da assaggiare?» E poi, ogni tanto, riciccia fuori la questione delle patatine: «Ma tu le vuoi le patatine?» «E se le facciamo a metà?»
Il cameriere ti guarda con l’occhio pronto, se gli fai un cenno lui verrà immediatamente. Ma tu gli sorridi cortese e scuoti la testa, cerchi la sua complicità, la sua comprensione.
Sei anche disposto a cambiare, ad abbandonare l’idea e l’umore che ti avevano portato nella pizzeria con il desiderio di una diavola. Ma hai fame e vuoi mangiare: ormai qualunque pizza va bene. Basti che si ordini. Accetti la cotto e cavoli in cambio di metà di una funghi ai quattro formaggi. Però le patatine è meglio se non le prendiamo che poi non finiamo la pizza. Almeno su questo siete d’accordo.
Il cameriere coglie la palla al balzo, ha il taccuino già pronto, la penna che freme. Ma ti spiazza, incomincia con: «Da bere?». Non ci avevi pensato, in effetti ti sei dimenticato, ma tanto ordinerai una birra, la solita birra. Lei no: lei non ci aveva pensato e non sa che bere. «Intanto ordiniamo da mangiare» dice.
Incominci: «una cotto e funghi, no com’era?» «Funghi e cavoli, ma sai che io forse…» dice.
Ti geli: è successo di nuovo, è l’inizio della frase che più temevi. Arriva sempre. Sfoglia per ore il menù e poi dice: «ma sai che io forse prenderei una margherita?»
Sorridi, come se ti avessero agganciato gli angoli della bocca a due fili. Anche il cameriere sorride così, ma tanto lui lo sapeva già, infatti aveva già scritto una margherita. E poi anche una diavola: sapeva anche che tu, svanita l’alleanza, ti saresti buttato sulla tua prima scelta. Da bere: acqua liscia.
E, naturalmente: «una porzione di patatine fritte».